lunedì 14 luglio 2014

La natura secondo gli idealisti. Confronto tra Fichte-Schelling-Hegel.

Diamo spazio alla filosofia, tralasciata un pò negli ultimi mesi. Si riparte con gli idealisti, Fichte-Schelling-Hegel. Affronteremo il tema della natura e il suo diverso valore in tre differenti speculazioni filosofiche.



Dalla seconda metà del 700, si susseguono tra pensatori filosofici tedeschi di tutto rispetto: Fichte, Schelling e Hegel. I tre filosofi chiave dell'idealismo, dei quali due saranno, con le loro teorie, determinanti nell'evoluzione storica del 900, che sfocerà nella seconda guerra mondiale. Questo, però, è un altro argomento. Oggi ci occupiamo di natura. Natura intesa secondo le diverse concezioni dei tre filosofi.
Affrontiamo per primo Fichte, iniziatore dell'idealismo e cronologicamente precedente agli altri due.

Fichte concepisce la realtà, nemmeno a dirlo, in senso ideale, ipotizzando l'esistenza di un' "io" (entità formale e materiale - Dio) infinito che, ponendo se stesso, si identifica come attività infinita e autocreatrice. Nel porsi, pone un'entità limitata che gli è opposta: il non "io" (la natura). Ponendo il non io, l'io si trova ad esistere come entità finita e limitata (l'uomo), che tende all'infinito. Concepisce, quindi, la natura solo come momento dialettico dell'io, quasi un puro nulla. La filosofia di questo primo idealista, come abbiamo visto, è condensata dal processo dialettico che ritroveremo anche in Hegel.
Differente è la visione di Schelling, innamorato del mondo naturale. Secondo lui il mondo naturale è spirito solidificato addormentato, contiene dunque spiritualità, seppur in modo inconscio. La natura è vita, razionalità e quindi ha valore in se stessa. L'idea, l'Assoluto (inteso come principio supremo) schellinghiano deve unire l'infinità oggettiva della Sostanza di Spinoza con l'infinità soggettiva dell'io di Fichte. Un processo che finisca per considerare l'Assoluto non riducibile nè al soggetto nè all'oggetto. Questo principio (o Dio) deve essere soggetto e oggetto, io e non io, spirito e natura. L'idea come identità di natura e spirito è ammessa da Schelling attraverso due direzioni di ricerca filosofica: 1) la filosofia della natura, che mostra come la natura si risolva nello spirito; 2) la filosofia trascendentale, che mostra come lo spirito si risolva nella natura.
Ed eccoci ad Hegel, sicuramente il più rinomato dei tre. Il più odiato dagli studenti. 
Ritroviamo la natura nello scritto "I capisaldi del sistema hegeliano", quando il filosofo descrive i tre momenti dell'idea, in un processo dialettico che è negativo e positivo al tempo stesso.
1) L'idea "in se e per sè", considerata in se stessa, a prescindere dalla sua concreta realizzazione nel mondo. 
    L'idea è assimilabile a Dio, entità infinita immanente, che non crea il mondo, ma è il mondo.
2) L'idea "fuori di sè", nel suo esser altro, la natura appunto, cioè l'alienazione dell'idea nelle realtà             spazio-temporali del mondo. Sta qui il carattere puramente negativo della dialettica hegeliana.
3) Come ultimo momento, in cui la dialettica risulta positiva, troviamo l'idea che "ritorna in sè". L'idea, dopo       essersi fatta natura, acquista coscienza di sè nell'uomo ( lo spirito). Questo momento finale, sintesi del           processo dialettico, è una riaffermazione potenziata dell'affermazione iniziale. Indichiamo tale                         riaffermazione con il termine tecnico Aufhebung, che abolisce e nello stesso tempo conserva la tesi,             l'antitesi e la loro lotta).

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